Palazzo Marino, Tiziano

Giunto alla sua decima edizione,  il tradizionale appuntamento natalizio con l’arte di Palazzo Marino torna in Sala Alessi con un capolavoro di Tiziano, la maestosa pala d’altare “Sacra conversazione 1520 (Pala Gozzi)” proveniente dalla Pinacoteca Civica “Francesco Podesti” di Ancona.

Insieme all’indiscussa importanza storico-artistica del dipinto di Tiziano, la scelta del Comune testimonia la vicinanza di Milano alla città di Ancona, che svolge un ruolo fondamentale come centro di raccolta e riparo di numerose opere d’arte, tra cui molti capolavori, provenienti dai territori marchigiani colpiti dal terremoto, e il costante impegno della nostra città a favore di un territorio in difficoltà.

La possibilità di ammirare anche il retro della grande pala d’altare (olio su tavola, 312 x 215 cm) consentirà di scoprire come venivano realizzate nel Cinquecento queste opere che tanta importanza e diffusione hanno avuto nella storia dell’arte del nostro Paese.

Dipinta nel 1520 dall’allora trentenne Tiziano per il mercante di Dubrovnik Luigi Gozzi, e destinata all’altare principale della chiesa di San Francesco ad Alto ad Ancona, la “Sacra Conversazione” è il primo dipinto firmato e datato di Tiziano a noi noto: in un cartiglio in basso si legge infatti ALOYXIUS GOTIUS RAGOSINUS / FECIT FIERI / MDXX / TITIANUS CADORINUS PINSIT.

La tavola è una tappa decisiva nell’affermarsi di una nuova forma di pala d’altare, svincolata dagli schemi architettonici e prospettici del Quattrocento. Una rivoluzione che era stata intuita da Leonardo con la Vergine delle Rocce, proseguita da Raffaello, ma interpretata da Tiziano con uno spirito aperto alla natura.

L’opera appartiene al tradizionale genere iconografico della pala d’altare definita ‘Sacra Conversazione’: la Madonna con il Bambino appare improvvisamente in un cielo di nuvole in vibrante movimento, infuocato dalla luce magica del tramonto; in basso contemplano sbigottiti la visione San Francesco, a cui era dedicata la chiesa che ospitava la pala, e San Biagio protettore della città dalmata, che indica al committente inginocchiato l’apparizione celeste. Immerso in una calda luce reale, un paesaggio irripetibile, dove spiccano in primo piano le relazioni visive tra i personaggi: ognuno guarda qualcuno  sino ad arrivare al Bambin Gesù che a sua volta punta lo sguardo sull’esterno, sullo spettatore, chiamato così ad essere parte attiva dell’opera stessa. Sullo sfondo della rappresentazione, ben visibile, il bacino di San Marco con il Palazzo Ducale e il suo noto campanile.
Un dipinto grandioso che unisce Venezia, Ancona e Dubrovnik: Tiziano sembra suggerire un’alleanza tra i tre più importanti porti dell’Adriatico, sullo sfondo delle turbolenze politiche sul suolo italiano e dell’espansionismo ottomano.

Il Retro della tavola presenta alcuni schizzi a matita, in parte ombreggiati a pennello, realizzati dallo stesso Tiziano e raffiguranti varie teste, una delle quali potrebbe essere il bozzetto per il Bambino in una prima stesura del dipinto.

A valorizzare ancor di più il capolavoro, è stato l’impianto illuminotecnico a cura dell’architetto Francesco Murano, che ha utilizzato la tecnica della luce miscelata, ottenuta mettendo insieme temperature colore diverse, e ha favorito una visione particolarmente brillante dei colori con i Sagomatori Anub Luum®.

Date